I Bajau Laut sono un affascinante gruppo etnico, originario delle Filippine, che nel tempo si è insediato in corrispondenza delle zone costiere del Borneo. Chiamati anche "gli zingari del mare" per la loro storica origine di popolo nomade di pescatori, vivono in acque cristalline e paradisiache.
Ho avuto occasione di conoscerli e trascorrere qualche giorno con loro nell'ormai lontano 2012, durante un viaggio nel Borneo malese. Nelle isole al largo di Semporna, nel Mare di Celebes, venni ospitata nel villaggio di Mabul, dove un nutrito gruppo di zingari ha scelto la terra ferma come dimora da condividere con i pochi turisti (principalmente sub) che si avventurano in questo angolo di mondo.
Molti Zingari del mare vivono nelle loro houseboat, senza mai toccare terra, nemmeno in caso di malattia, utilizzando la parte posteriore della barca come cucina, quella anteriore per pescare e il centro per dormire; totalmente apolidi, ovvero privi di cittadinanza si spostano nei mari tra Filippine, Indonesia e Malesia.
Al giorno d’oggi, però, molti Bajau Laut hanno abbandonato lo stile di vita totalmente nomade e preferiscono vivere per dei periodi nei tipici villaggi costruiti su palafitte sul mare. Lontani da elettricità, telefoni e qualsiasi forma di contatto con la realtà che conosciamo noi, non sono particolarmente ospitali e vivono in una povertà, ai miei occhi, senza fine.
Mi è capitato di assistere a delle scene raccapriccianti di bambini che si azzuffavano per delle mie briciole di biscotto cadute a terra. Una delle esperienze più scioccanti di tutti i miei viaggi tra le popolazioni indigene, che generalmente sono invece molto dignitose.
Ma con molti altri bimbi ho stretto amicizia giocando con loro a pallone, saltando alla corda e cercando di comunicare, con quei gesti e quei sorrisi che solo i bimbi sanno regalare,
L' unica fonte di sostentamento degli Zingari del mare è ovviamente la pesca che praticano fin da bambini; si dice persino che i piccoli imparino prima a nuotare che a camminare, tanto da guadagnarsi l'appellativo di bambini-pesce. Recenti studi, tra l'altro, hanno evidenziato come la visibilità subacquea dei bambini sia doppia rispetto a quella dei bambini europei.
Solo i più "benestanti" possiedono dei piccoli pescherecci a motore: la quasi totalità degli Zingari del mare utilizza la lepa lepa, la loro lunga piroga usata per le battute di pesca e per raggiungere i villaggi vicini, alla ricerca di acquirenti di pesce fresco.
Gli uomini sono molto abili nell'immergersi in profondità, anche fino a 20 metri, e hanno sviluppato la capacità di rimanere molto a lungo sott'acqua in apnea, oltre ad una vista incredibile che permette loro di scorgere pesci e crostacei.
La vita quotidiana di questi pescatori nomadi ruota intono dalle attività legate al mare. Gli uomini si occupano della pesca, con le reti o a mani nude, mentre le donne puliscono e mettono ad essiccare il pesce. I bambini invece passano il tempo a tuffarsi, nuotare, raccogliere conchiglie e a giocare, ma aiutano all'economia familiare pescando pesci e cetrioli di mare nelle secche.
Di fede animista, credono negli spiriti del mare e delle mangrovie; di fronte alle sventure, gli sciamani Bajau eseguono ancora dei rituali chiamati omboh, che consistono nel lancio di una "barca degli spiriti" in mare aperto per allontanare le forze del male.
Pur mantenendo le loro radici animiste, tuttavia, oggi molti si sono convertiti alla fede islamica.
Il governo locale anni fa aveva costruito per gli Zingari del mare degli appositi villaggi, ma i Bajau Laut li hanno abbandonati per andare sulla costa dove poter mantenere il loro rapporto quasi simbiotico con l'oceano. Perciò continuano a vivere come nomadi, cercando di custodire gelosamente le loro usanze, fino al punto che lentamente si stanno decimando.
Oggi le cose sono molto cambiate per questo popolo; per scelta o per necessità il loro trasferimento dal mare alle piccole capanne nelle isole del Borneo, li ha resi più vicini al cosiddetto "mondo civilizzato", con i giovani che cercano lavoro nelle città della terraferma e la piccola delinquenza (perlopiù furtarelli a danni di turisti sprovveduti) che sta crescendo nelle poche isole dove è possibile vederli.
Quando mi recai a Mabul, ebbi modo di visitare qualche altro agglomerato di palafitte, senza rete fognaria, senza ospedali, senza acqua potabile ad eccezione di quella piovana raccolta in grandi fusti. Qui è lì qualche rogo, immondizia che veniva bruciata, quando purtroppo non veniva dispersa in mare.
La barca veniva costantemente affiancata da piccole canoe, perlopiù "capitanate" da bambini dagli sguardi vacui ma di una bellezza mozzafiato, che cercavano di vendere il loro pescato, anche a cambio di frutta o verdura.
E poi lentamente si allontanavano ..verso non si sa dove, in quell'infinità blu che è la loro casa, il mare.
Cosa ne pensate di una popolazione così particolare?
Fatemelo sapere nei commenti!
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