Dopo mesi di “fermo” obbligato, post lockdown, la mia mente ha sete di paesaggi, di buon cibo, di mare cristallino, di tradizioni e .. la scelta ricade sulla Puglia,
Scopro così una regione ricca di profumi e di gente accogliente, di storia e di mare cristallino, di tradizione e di ..orecchiette! (solo per citare una delle tante prelibatezze che ho avuto modo di assaggiare.
Vi foto-racconto i miei 9 giorni girovagando in solitaria, un itinerario completo di un viaggio che mi ha permesso di vivere appieno ogni momento e di sfruttare al meglio il tempo a disposizione. Mettetevi comodi !
In Breve: itinerario di 9 giorni, andata in treno su Bari (mezzo che ho rivalutato molto, finora da me sempre un po' snobbato) e rientro in aereo su Venezia: ottima combinazione per date e prezzi.
Auto a noleggio per 8 giorni, 812 km percorsi. Alloggi: 6 strutture diverse in 8 notti. Itinerario:
25 Giugno: Padova - Bari
27 Giugno: Ostuni - Ceglie Messapica - Oria - Dune di Campomarino -Fiume Chidro - Salina dei Monaci - Torre Colimena - Masseria Vico - Nardò
28 Giugno: Punta Prosciutto - Porto Cesareo - Masseria Vico
29 Giugno: Porto Selvaggio - Punta Lapillo - Grottaglie - Locorotondo - Trullo
30 Giugno: Contrade di Locorotondo - Cisternino - Locorotondo - Martina Franca
01 Luglio: Fasano - Alberobello - Noci - Matera
02 Luglio: Matera - Altamura - Gravina in Puglia - Ruv0 di Puglia - Giovinazzo
03 Luglio: Giovinazzo - Aeroporto di Bari -Venezia
25 Giugno: Padova – Bari
Partita da Padova alle 7 del mattino, nel primo pomeriggio arrivo alla mia cameretta nel pieno centro storico barese, che a 17 euro mi offre un letto super comodo, un bagno privato e una posizione che più centrale di così è impossibile! Certo non è adatta a chi soffre di claustrofobia, dato che entrando dalla porta sei direttamente sul letto, ma in realtà se il programma è quello di star fuori tutto il giorno, non serve altro che un buon letto per dormire, no?
Bari vecchia mi sorprende ad ogni angolo, mentre percorro le sue viette lastricate: i panni stesi che svolazzano da ogni balcone profumano l’aria di buono, e se ti concentri un po' puoi sentire anche il profumo del mare che si trova solo un po' più in là.
Leggete qui il mio racconto dettagliato sull'intero pomeriggio e sulla serata.
Una bella passeggiata senza meta precisa, che mi ha letteralmente stregato e mi ha permesso un primo approccio in terra pugliese.
Rientro nella mia mini stanza, a pezzi ma felice, e dopo una bella doccia dormo come un angioletto.
26 Giugno: Bari - San Vito - Polignano a mare - Monopoli - Ostuni
Con l’autobus numero 16 in meno di mezz'oretta raggiungo l'aeroporto dove ad attendermi c’è un allegra Panda rossa, che in pochi minuti diventerà la mia seconda pelle.
Da questo momento divento #LaDonnaConLaPandaRossa: azzero il contachilometri e appena uscita dalla zona di traffico cittadino comincio a respirare quello che è uno dei motivi di questo e di tanti altri viaggi: la libertà.
Non c’è nulla di più gratificante di avere un auto che corre, con il vento che entra dal finestrino, il sole che scalda la pelle del braccio, il paesaggio che ti scorre di fianco, mentre canti canzoni passate alla radio, fumando una sigaretta che in quel momento ti godi al 1000 per cento, con il sorriso stampato in faccia e ti emozioni al primo meraviglioso scorcio di balle di fieno placidamente accantonate nei prati, tra muretti a secco e cumuli di pietre, con il mare a fare da sfondo.
La direzione è San Vito, che raggiungo in una mezz'oretta e dopo il primo bagno rigenerante arrivo alla splendida Polignano a Mare, una vera cartolina! Una piccola sosta a Cala Sala, una sorpresa del viaggio, e poi via verso Monopoli (cittadina davvero interessante) per concludere la giornata a Ostuni, una delle più belle perle della Puglia, assolutamente da vedere anche di sera: leggi qui il racconto completo della giornata
27 Giugno: Ostuni – Ceglie Messapica – Oria - Dune di Campomarino - Foce del Fiume Chidro – Salina dei Monaci - Torre Colimena - Nardò
Alle 6.30 sono già tra le vie del centro storico, voglio vedere tutto il possibile! Questa volta inizio percorrendo la passeggiata lungo le mura esterne, di un bianco accecante già a quest’ora del mattino. Non c’è nessuno, solo qualche abitante che passeggia con il cane o fa un po' di footing; per il momento il sole permette ancora di respirare e quindi ne approfitto per ripercorrere tutto il paese, in lungo e in largo, fermandomi ovunque e cercando di immortalare la pace che qui regna sovrana.
L'usanza di dipingere con la calce bianca tutte le case fino ai tetti risale al Medioevo: non solo perché la calce era un materiale facilmente reperibile in zona, ma anche per assicurare una maggiore luminosità alle viuzze e agli ambienti molto ristretti, grazie alla luce riflessa sulle abitazioni; inoltre l'intonacatura a calce evitava il dilagare della peste, aiutando così il borgo medioevale a sopravvivere a questa piaga.
Appena vedo un bar aperto, mi catapulto per il secondo caffè della giornata: mi ritrovo in un piccolo terrazzino che si affaccia sulle terre circostanti; mi sento davvero felice e fortunata nel poter godere di quanto la Puglia mi sta offrendo.
Purtroppo nemmeno oggi la Concattedrale è aperta: mi hanno detto di attendere la signora che viene ad aprirla ogni giorno, ma dopo un’ ora e mezza in cui la signora non si è vista, a malincuore ho deciso di demordere. Anche un negozio di cui avevo sentito parlare (L'ulivo che canta) purtroppo è chiuso ..attendo speranzosa davanti alla porta, ma non arriva nessuno.
Decido quindi di ripartire, lasciandomi il meraviglioso borgo alle spalle, così splendidamente arroccato sulle sue colline con il cielo e gli ulivi ad incorniciarlo.
La strada che percorro mi riempie di quel senso di libertà già citato: chi non ha mai viaggiato in solitaria dovrebbe provarlo almeno una volta, è una sensazione che crea dipendenza!
Dopo circa 20 km tra campagne sterminate e uliveti che infondono un senso di pace, mi fermo a Ceglie Messapica, un piccolo borgo medioevale affascinante, solitario e bianco!!
Altri 20 km e arrivo ad Oria, un altra perla nascosta tra le campagne pugliesi.
Leggi qui il mio racconto completo di Ceglie e Oria, due borghi meravigliosi.
Alle 14.30 sono già in auto in direzione costa ionica, verso i cosiddetti "Caraibi salentini".
Arrivando nei pressi di Campomarino inizio a sentire il profumo del mare ma quello che lascia sconcertati è un altro profumo inebriante: quello del mirto e del ginepro selvatico di cui sono ricoperte le dune. Uno spettacolo della natura: i colori che si vedono qui lasciano davvero senza fiato: l’azzurro del cielo, il verde della vegetazione, il viola dei fiori, il bianco della sabbia e le mille sfumature del mare sullo sfondo..ma cos'è questo posto??
Il mare è raggiungibile grazie a comode passerelle in legno che attraversano le dune e permettono di scendere alla spiaggia: un tuffo nelle acque turchesi, inalando a pieni polmoni l’aria profumata è un vero toccasana!
Proseguendo verso sud, ecco un altro posticino incantato: la foce del Fiume Chidro. Qui l’acqua è incredibilmente bella, trasparente e freddissima: il fiume sfocia direttamente sulla spiaggia, dalla sabbia bianchissima, e si mescola con l’acqua salata.
Impossibile non fermarsi a nuotare nelle gelide acque e poi lasciarsi trasportare dalla corrente fino al mare: la trasparenza dell'acqua qui è qualcosa di unico!
Nuotare passando dall'acqua di fiume a quella di mare e sperimentare le improvvise variazioni di temperatura è un’esperienza unica e tonificante.
Una curiosità: la leggenda narra che San Pietro Apostolo attraversò il fiume piangendo e che lacrime versate si trasformarono in conchiglie. L’usanza degli antichi abitanti della zona di raccogliere le conchiglie era proprio per ricordarlo e custodire le lacrime pietrificate come reliquie dell’Apostolo.
Percorrendo pochi chilometri si arriva alla Salina dei Monaci: la strada finisce nei pressi di un campeggio, in località Specchiarica, dove inizia il sentiero ciclo pedonale che attraversa la Riserva Naturale Regionale Orientata del Litorale Tarantino.
Mi incammino in questo luogo particolare, con il mare smeraldino da un lato e le saline dall'altro, popolato da uccelli di varie specie che qui hanno trovato il perfetto habitat per nidificare. E' tappa obbligata anche per quelli migratori e infatti... in lontananza eccoli!
I fenicotteri!
Dato che li vedo da troppo lontano, #LaDonnaConLaPandaRossa cambia strada, capisce che in qualche modo si può arrivare, sale in auto, gira intorno allo specchio d'acqua e.. eccola dall'altra parte! In una strada che non è una strada, in un percorso che non è un percorso. scendo. Mi faccio male ad un piede. Tanto. Sanguina. Sono sola. L’acqua è decisamente di uno strano colore poco invitante, io cammino in una specie di fanghiglia melmosa, qualche rudere di pietra abbandonato, ma un po' alla volta mi avvicino.. Ci sono i fenicotteri, tutto il resto non conta!
Soddisfatta della mia impresa, passo a Torre Colimena, non il paese che mi pare non abbia molto da offrire (a parte un porticciolo e delle spiagge con gli scogli) ma alla Torre che troneggia molto ben conservata in riva al mare e che fa parte di un'antica rete di torri difensive, costruite da Carlo V, re di Spagna, per difendere il Salento dalle invasioni dei Turchi.
Dopo aver disinfettato il piede nell'acqua di mare, cerco di uscire dalle strade del paese ridendo con il mio navigatore: “prosegui dritto su via dei Granchi, gira a sinistra in via delle Trote, poi gira a destra in via delle Aragoste. Prendi via dei Tonni e poi gira a sinistra via delle Orate. Prosegui su via delle Spigole…
Mi dirigo sempre più verso Sud: la masseria che ho prenotato si trova nel comune di Nardò ma a pochi km dalle spiagge di Sant'Isidoro e la più famosa Porto Cesareo.
Mentre raggiungo l’entrata sulla statale, mi assale qualche dubbio: la via sterrata taglia i campi dritta dritta e non c’è nulla nei dintorni; dove sarò finita? Esisterà davvero un posto dove dormire? Ma dopo 3 km ecco che appare un’altra delle scelte azzeccatissime del viaggio, la Masseria Vico.
Questa Masseria è molto semplice, a conduzione familiare, una madre e i suoi tre figli. Molto rustica, non c’è piscina, non ci sono fronzoli.. ed il bello è proprio questo.
Si trova contornata da 3 ettari di campi, boschetti di macchia mediterranea e uliveti. C’è un orto, un giardino di fichi d’india come mai visto prima d’ora e un salottino dove godersi la pace del luogo. La parte interna può a prima vista sembrare spoglia, un solo vecchio carretto fa la sua comparsa nel mezzo dell’aia: io trovo tutto questo davvero affascinante, capisco subito che questa sarà un' esperienza sicuramente autentica.
Vengo accolta da uno dei fratelli, che sorridente mi accompagna nella mia camera, semplice, pulita e molto grande. C’è poi il plus della terrazza, sulla quale però mi chiedono di non passeggiare troppo poiché è in fase di ristrutturazione: non è percolante ed io, da fumatrice accanita quale sono, non posso non approfittare del tramonto che mi si sta presentando davanti agli occhi!
Per cena raggiungo Nardò che si trova ad una decina di chilometri: sebbene vi abbia trascorso solo un paio d’ore e solo nella zona pedonale, questa cittadina dallo stile barocco, mi è piaciuta molto: la piazza centrale, Piazza Salandra, è davvero incantevole, non a caso è stata teatro di molte scene del cinema italiano e non; vi si affacciano diversi palazzi settecenteschi, la Guglia dell’Immacolata, l’orologio Caccialupi, la fontana del Toro e la chiesa di San Domenico.
Tutto è sapientemente illuminato e la sera brulica di gente che passeggia. Ceno all'aperto al ristorante Rendez vous, proprio sulla piazza, con il tavolo praticamente davanti all'entrata della chiesa. Servizio ottimo, cibo eccezionale, conto onestissimo! Cena davvero top.
Ripercorro a ritroso i 10 km e mi ritrovo immersa nella pace totale, nel mio grande lettone tra mura intrise di storia, con le grandi finestre aperte che lasciano entrare la brezza che arriva dal mare e mi addormento con una grande soddisfazione per tutto ciò che sono riuscita a vedere oggi.
28 Giugno: Punta Prosciutto, Porto Cesareo, Masseria Vico
Questa mattina conosco la signora che mi prepara la sua semplice ma speciale colazione, servita sotto al portico adorno di vecchi attrezzi da lavoro dei campi; assaggio il mio primo e memorabile pasticciotto leccese, chiacchierando con lei come se ci fossimo sempre conosciute.
Oggi la giornata sarà interamente dedicata al mare; mi affaccio a Sant'Isidoro, ma decido di continuare; mi riaffaccio nuovamente al mare, a Torre Squillace, ma non mi convince. Provo allora a Porto Cesareo, l’idea iniziale era di andare all'isola dei Conigli, ma anche stavolta qualcosa mi dice di continuare verso nord.
Raggiungo un punto vicino alla spiaggia di Punta Grossa, dove parcheggio... e vengo letteralmente travolta dai colori di questo mare caraibico! Come avrete capito io non sono una fotografa provetta, non ho nemmeno un telefono che mi permetta di cogliere appieno ciò che i miei occhi vedono, ma vi posso garantire che questi colori sono davvero pazzeschi!
Mi getto in mare, poi cammino un po'. Poi mi rituffo, e poi ancora, poi mi asciugo al sole, ma solo per pochi minuti. In una delle mie soste mi si accende una lampadina! Nello zainetto c’è ancora la frisa di ieri! La apro, penso sarà da buttare, invece… è buonissimamente buona!
Trascorrere una giornata qui potrebbe risultare molto rilassante, ci sono spiagge attrezzate e ristorantini che danno direttamente sul bagnasciuga.
Oppure si può scegliere di ricavarsi un angolino sulla sabbia e stendersi sul proprio asciugamano.
Il mare è davvero meraviglioso, mi invoglia a proseguire lungo la baia per raggiungere l'altra punta più a nord che da il nome alla spiaggia, Punta prosciutto, appunto.
La sabbia bianca in alcuni tratti si alza fino a formare delle dune, rigorosamente ricoperte dalla pineta, dove in molti trovano refrigerio.
Peccato esser capitati qui proprio di Domenica.. c’è moltissima gente ma lo spettacolo è garantito comunque.
Il mare è davvero meraviglioso, mi invoglia a proseguire lungo la baia per raggiungere l'altra punta più a nord che da il nome alla spiaggia, Punta prosciutto, appunto.
La sabbia bianca in alcuni tratti di alza fino a formare delle dune, rigorosamente ricoperte dalla pineta, dove in molti trovano refrigerio.
Peccato esser capitati qui proprio di Domenica.. c’è moltissima gente ma lo spettacolo è garantito comunque.
Prima di pensare a riaffrontare lo stesso percorso, decido che ho bisogno di pranzare (sono ormai quasi le 16) e in un bar un po' arretrato fagocito un piatto di pasta fredda (ovviamente orecchiette!).
Con la stessa calma e la stessa quantità di bagni, ormai rosolata come una sogliola, ripercorro la baia fino a riguadagnare l’auto per dirigermi verso “casa”, decisa a visitare la tenuta della Masseria Vico.
Appena arrivo ecco che incontro la signora e le chiedo se posso aggirarmi un po' per la sua proprietà. Si offre di accompagnarmi nel suo orto: un’ora di lezione sulla vita di campagna, su zucchine, pomodori e melanzane, sugli alberi da frutto (scopro che il gelso fa degli ottimi frutti!), sulle galline che vengono predate dalle volpi che si aggirano all'interno della tenuta, sui fichi d’india e poi.. senza accorgerci ci troviamo ad attraversare i suoi campi, i suoi boschetti di macchia mediterranea e gli uliveti, scorgendo anche dei leprotti.
Un’esperienza davvero interessante, vissuta con molta semplicità tra confidenze e racconti.
Per cena questa sera opto per Porto Cesareo; è il classico paese di mare, con molta gente che passeggia sul lungomare e nella zona pedale, tra negozietti e molti ristoranti di pesce.
Fatico infatti un po' a scegliere dove fermarmi (io non mangio pesce, ricordate?) ma poi alla fine scelgo l’unico che non ha molte persone fuori, La Bussola. Scopro così un altro dei piatti top della vacanza: il purè di fave con cicoria…. Eccezionale!!
E' così buono che decido di ordinarne un altro piatto. Il proprietario mi guarda un po' stranito, dice che forse potrei assaggiare qualcos'altro, ma io sono testarda e ne prendo un altro.
Inutile dire che una porzione era sufficiente, questa volta le papille gustative hanno vinto sullo stomaco. Rotolo fino alla macchina e raggiungo il mio lettone.
29 Giugno: Porto Selvaggio, Punta Lapillo, Grottaglie, Locorotondo, Trullo
Dopo un'altra ottima colazione, #LaDonnaConLaPandaRossa saluta con la lacrimuccia la masseria e la sua adorabile proprietaria e si dirige alla baia di Torre Uluzzo per un bagno in un mare mozzafiato e poi alla Riserva Naturale di Porto Selvaggio: come è facilmente intuibile dal nome, quest area ha un che di puro, di incontaminato: non ci sono costruzioni e la spiaggia non è attrezzata, ma permette di godere di un angolo di pace tra scogliere, una fresca pineta e un mare dai mille colori. Puoi leggere il mio racconto qui.
Oggi la strada da fare è parecchia, quindi decido di tornare attraverso la pineta (sarebbe troppo semplice camminare per la stradina sterrata, no?) e mi godo il fresco degli alberi e quel profumo di resina e di verde, tra il frinire delle cicale, che sembrano essersi date appuntamento tutte qui.
Il risultato è che sbuco al parcheggio...ma un altro!! E mi ritrovo a camminare per 3 km in mezzo alla strada col sole delle 14 che picchia sull'asfalto rovente.. Credevo di lasciarci le penne, finché tiro fuori il pollice e una giovane coppia si ferma e mi da uno strappo fino alla macchina.
La tentazione di rivedere la splendida spiaggia di Punta Prosciutto è enorme (magari il lunedì è anche meno affollata), ma decido di vedere com'è il mare di Torre Lapillo, Incredibile, anche qui il litorale è meraviglioso, con gli stessi colori della spiaggia del giorno precedente. Dopo un tuffo nel mare trasparente, via si parte!
Musica a palla, attraverso gli uliveti, raggiungo Grottaglie il paese rinomato per le sue ceramiche. Il mio consiglio è di non soffermarsi solo al famoso "quartiere delle ceramiche" ma di addentrarsi anche nel centro storico che ho trovato delizioso, colorato e sorprendente ad ogni angolo. Vi racconto le ore che ho trascorso a zonzo per Grottaglie qui.
Rieccomi in auto, direzione Locorotondo: questa notte dormirò in un trullo.
Non si può visitare la Valle d’Itria senza provare l’esperienza di dormire nelle tipiche casette coniche! La mia esperienza da 10 e lode merita un post a parte: la trovate qui.
Dopo essermi ripresa dalla bellezza del mio alloggio ed essermi per ben sdocciata, esco per andare a visitare Locorotondo.
Annoverato tra i borghi più belli d’Italia, merita di essere visitato con calma: io l’ho veramente "vissuto", fermandomi ad ogni angolo a scattare foto cercando di catturarne la magia e chiacchierando con la gente del posto.
Il bel borgo circolare, da qui deriva il nome Loco-Rotondo, si erge sulla sommità di un colle, con le sue abitazioni tipiche dal tetto aguzzo, le “cummerse”, i rivestimenti di lastre calcaree, le "chiancharelle", e i suoi vicoli poetici traboccanti di fiori, dove il tempo sembra essersi fermato.
Per cena gusto le Orecchiette al ragù di braciole al ristorante “Belvedere” (salite all'ultimo piano, non tanto per la vista, quanto per il soffitto!) situato in una vietta stretta e molto caratteristica, accomodandomi nei tavoli esterni tra le lucine. Cameriere super gentile, prezzi onestissimi: 12 euro con acqua, caffè; taralli e olive taggiasche come cortesia della casa.
30 Giugno: Contrade di Locorotondo - Cisternino - Locorotondo - Martina Franca
Dopo l’ottima colazione al trullo, salgo in auto e mi avvio. Non ho un posto preciso da visitare, voglio semplicemente scoprire i dintorni e perdermi tra le contrade della Valle d’Itria.
Capito così, per caso, in Contrada Francischiello, dove incontro Sergio, L’artista che non ti aspetti un incontro fortuito di un pugliese DOC (leggete l'articolo, ve ne innamorerete anche voi, ne sono certa!).
Contrada san Marco, con la sua bella chiesetta dedicata all'omonimo santo e il gruppo di trulli, mi offre uno spaccato autentico di questo territorio.
Probabilmente qui non vedono molti turisti.. a dire il vero mi guardano anche un po' straniti, mentre osservo le loro case incuriosita.
In contrada Marziolla, scopro esserci il trullo più antico della Valle d'Itria, datato 1559. Non ci sono indicazioni, ma un anziano signore, nel suo dialetto a me incomprensibile, mi indica la strada da percorrere a piedi tra i campi per raggiungerlo. Mi racconta che è privato, che è chiuso ed è transennato poiché i bambini lo usavano per giocarci, saltando su e giù dalle pietre, rovinandolo. La curiosità è tanta, quindi nonostante la temperatura infernale mi inoltro tra i campi fino a raggiungerlo.
Una pace ed una serenità inimmaginabile, in lontananza solo il rumore di un trattore che sta raccogliendo il fieno. Cicale e farfalle. A me sembra l’Eden!
Percorro strade asfaltate, ma non disdegno nemmeno di addentrarmi in sterrati e tratturi. Povera panda.. spero non mi abbandoni, la sto portando davvero ovunque!
Eccomi a Locorotondo, che anche di giorno si rivela molto bello, con i suoi angolini pieni di fiori che risaltano tra le case bianche e i viottoli acciottolati e lastricati. Entro in un negozietto a curiosare: è di una signora che dipinge ceramiche e quadri con la quale comincio a chiacchierare, mentre cerco di riprendere fiato in questa giornata bollente.
A tutti i costi vuole offrirmi qualcosa e così conosco Annamaria, artista e casalinga che mi racconta la sua vita e mi prepara una brocca di tè freddo! Ce la beviamo assieme, accompagnandola anche con una fetta di torta fatta dalle suore del paese. Incontri speciali, che aprono il cuore e riempiono di buone sensazioni. Grazie Annamaria!
Dopo un'ultima passeggiata per il centro storico, è la volta di Cisternino, dove mi fermo per pranzo: inutile dirvi che sono anche qui l’unica anima che passeggia per il centro, vero? Anche questo annoverato tra i borghi più belli d’Italia, è un incanto: angolini unici, un gusto davvero speciale nell'abbellire case e strade con oggetti semplici ma d’effetto.
Il caldo è opprimente e dopo aver visto tutto il centro decido di rientrare nel mio trullo per uscire un po' più tardi, quando il sole mi darà un po' di tregua.
Alle 19 raggiungo Martina Franca, cittadina dall'architettura barocca molto più grande dei paesi precedenti, con un bel corso e tanti locali. Famosa per il Capocollo, merita senz'altro una visita: oltre alla sua bella piazza circolare e allo stile barocco dei palazzi, mi colpiscono le ringhiere dei balconi, arzigogolate, non ne avevo ancora viste così fin ora.
A quest’ora le vie si animano di gente e dopo aver visitato la Basilica di San Martino e ad aver percorso tutto il centro storico, fino ad arrivare al Palazzo Ducale, oggi sede del Municipio, scelgo un bel ristorante in Piazza Plebiscito, posizione top per guardare la gente che passa.
Adoro mangiare da sola, con i miei tempi e i miei ritmi, con i camerieri che ti coccolano! E se poi sei una chiacchierona come me ..trovi sempre qualcuno che ti racconta la sua vita, la storia del paese, aneddoti e curiosità sul posto. Cena molto buona, paccheri con il pure di fave, al ristorante Filo D’olio, proprietaria gentile e disponibile, prezzi onesti.
Rientro a casa, osservando in lontananza Locorotondo illuminato.. un altra immagine che rimarrà impressa nella mia mente.
01 Luglio: Fasano - Alberobello - Noci - Matera
Anche questa mattina la colazione è fenomenale, con le torte appena sfornate. Dopo aver lasciato il trullo mi dirigo verso Fasano, cittadina famosa per lo zoo. Io vado invece verso il centro che però non mi trasmette molto: strada lastricata, che probabilmente la sera diventerà pedonale, un bel po' di traffico e nulla che mi colpisca davvero.
Sicuramente anche questa cittadina ha molto da offrire, ma non riuscendo a coglierne subito il fascino, decido di spingermi oltre e attraverso la Valle d'Itria, tra paesini poco conosciuti e gli immancabili uliveti.
Arrivo ad Alberobello, che è un gioiellino, anche se molto turistico. Sembra un po' Disneyland, ma in un viaggio in Puglia, la capitale dei trulli dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, è una meta che non si può certo saltare. Leggi qui il racconto di Alberobello
Riprendo l’auto, che per la prima volta ho messo in un parcheggio a pagamento e ...sorpresa! Mi stanno mettendo la multa. Le ho provate tutte, ma la vigilessa è stata inflessibile: parchimetro scaduto da venti minuti, devo pagare. Un nervoso incredibile! Più tardi qualcuno mi racconterà che se metti la macchina fuori dalle strisce non prendi nessuna multa, mentre se la metti nei parcheggi a pagamento, la polizia passa regolarmente e mette multe anche per uno sforo di pochi minuti.
#LaDonnaConLaPandaRossa multata riprende il cammino e raggiunge Noci, un borgo molto interessante fuori dalle più classiche rotte turistiche. Il paese si visita in un’oretta al massimo; tra le sue viuzze abbarbicate in una collina delle Murge, si incontrano la Torre dell’Orologio che si fa notare per il suo colore e la Chiesa Matrice, del trecento.
Il paese inoltre è disseminato di cartelli che ne spiegano la storia e le tradizioni.
Molto particolari qui sono le" Gnostre", dei piccoli chiostri aperti da un lato su cui affacciano le abitazioni e dove, in teoria, l’areazione naturale viene favorita (oggi però a quanto pare non funziona..il caldo toglie il respiro).
Pranzo divinamente all'Antica Locanda e riprendo la strada che si snoda tra boschi di fragno e masserie, tra campi coltivati a grano, balle di fieno e pale eoliche, un susseguirsi di paesaggi tutti uguali per chilometri, ma di grande effetto.
Sono arrivata nell’alta Murgia, il grande altipiano carsico il cui elemento predominante è la roccia; si iniziano a vedere le gravine scavate negli anni dai fiumi.
Quando giungo al belvedere, appena fuori di Matera, rimango senza parole: davanti ai miei occhi la gravina, e sullo sfondo il paese, antichissimo, costruito in maniera incredibile, scavato nelle pareti di roccia! Raggiungo velocemente l’ostello che ho prenotato (mi va di lusso!!! sono l’unica ospite, pago 15 euro per avere una camera tutta per me, il bagno praticamente privato e la cucina pure!)
Non voglio perdermi nemmeno un minuto e mi butto a capofitto nei vicoli, sono estasiata da ciò che vedo, ma il top lo raggiungo al tramonto quando le lucine iniziano ad accendersi e mi sembra di essere dentro ad un presepe. Leggi il racconto completo di Matera qui,
Sono quasi commossa, non lo nego, e vado a dormire già ansiosa di svegliarmi il giorno dopo per continuare la visita.
02 Luglio: Matera, Altamura, Gravina in Puglia, Ruv0 di Puglia, Giovinazzo
Alle 6 del mattino sono già a zonzo e la visita prosegue fino a che non mi sento come un gelato squagliato al sole e capisco che è il momento di un caffè, di riprendere i bagagli e proseguire il viaggio.
Lungo la strada che taglia la Murgia, tra boschi e vecchie masserie che sembrano abbandonate, raggiungo Altamura.
La cittadina è famosa, non solo per il suo ottimo pane, ma anche e soprattutto per il ritrovamento dello scheletro di un uomo di Neanderthal, conosciuto appunto come l' Uomo di Altamura.
Purtroppo trovo quasi tutto chiuso, complice la situazione Covid e l'orario: dalla Cattedrale di Santa Maria Assunta, al Museo Nazionale dove è contenuto il reperto più importante; le mura megalitiche sono troppo lontane per raggiungerle sotto il sole e quindi decido di pranzare.
Chiedo consiglio a dei ragazzi del posto e capito all'Antica Osteria Pein Assut: è assolutamente da provare!!!! Il cibo è fantastico e il menù davvero molto ampio. Inoltre i prezzi sono i più bassi incontrati sin ora, il tutto condito da un ambiente moderno/storico/informale/colorato/strano e dai titolari che hanno sempre la battuta pronta e che fanno ridere ogni tavolo. Non mi sono mai divertita tanto in un ristorante come oggi! Bravi ragazzi, continuate così!!!!!
Assaggio ovviamente la bruschetta con il pane di Altamura e un piatto di pasta: Capunto e cardi con pane fritto e pancetta. Con acqua e caffè, 10 euro. Davvero il top!
Prossima destinazione Gravina in Puglia: il nome proviene dalle gravine, ovvero spaccature della crosta terrestre simili a canyon. Parte della città, infatti, si estende sulle sponde di un crepaccio profondo in alcuni punti più di 100 metri, scavato nella roccia calcarea da un fiumiciattolo, il torrente Gravina.
Ho scelto questa meta dopo aver visto una foto molto significativa e inizio la visita proprio da lì, l'antico ponte-acquedotto che collega il centro medioevale alla gravina nella quale si aprono gli accessi ad una serie di grotte scavate nel "tufo" e utilizzate, per tutto il medioevo e parte dell'età moderna, come abitazioni e luoghi di culto.
Questa parte è ricca di chiese rupestri ed è davvero molto interessante, anche se la parte "migliore" purtroppo oggi è chiusa.
Nella parte est della gravina, svetta quello che rimane del castello medioevale e salendo per le viuzze si arriva nel del centro storico, che rivela invece la Gravina Sotterranea: oggi è chiusa, ahimè, e un dispiacere enorme mi assale. Se passate da queste parti organizzatevi con il tempo necessario, credo ne valga davvero la pena!
Per la prima volta il cielo si annuvola e vengo sorpresa da un acquazzone.
Mi rifugio, mentre attendo che passi la pioggia, in un bar in Piazza Benedetto XIII incorniciata dalla Chiesa del Purgatorio, il Museo civico, il Palazzo Vescovile e che continua fino alla Cattedrale di santa Maria Assunta.
Antistante la Chiesa si trova il simpatico Museo della Cola Cola, il tipico fischietto in terracotta, divenuto simbolo della cittadina. A farmi da cicerone, il pronipote degli ideatori del simbolo che con molta passione e dedizione sta raccogliendo tutti gli esemplari che riesce a trovare modellati dai suoi due prozii. L'entrata è gratuita, l'acquisto di una cola cola è d'obbligo non solo per portare a casa un bel ricordo ma anche per sostenere Marco, questo disponibilissimo ragazzo.
Con un ultimo affaccio dal belvedere, saluto Gravina e sotto un cielo plumbeo mi rimetto in auto, attraversando boschi (che ci fanno i pini qui?) e terre coltivate disseminate di masserie, di Iazzi (ovili), di Lamie e di Casedde che si mescolano nella natura, tanto da sembrare quasi farne parte.
Mi soffermo a Ruvo di Puglia, sempre all'interno del Parco Nazionale dell'Alta Murgia, attratta semplicemente dal nome, e scopro un piccolo centro storico ben tenuto e raccolto. Con una breve passeggiata raggiungo la Torre dell'Orologio e i resti del Castello e rimango incantata dalla splendida facciata della Concattedrale (anche questa dedicata a Santa Maria Assunta) col suo rosone.
Oltre che dall'architettura del paese, resto colpita dai manifesti creati dai bambini a copertura di un cantiere, che mi fanno capire quanto si possa essere attaccati al proprio paese e fieri delle proprie origini.
Ancora qualche chilometro ed eccomi nello splendido borgo marinaro di Giovinazzo.
Arrivo nel tardo pomeriggio al mio bell'appartamentino, in pieno centro storico e infilato il costume scendo subito nella piccola spiaggetta di ciottoli per un tuffo al tramonto.
Leggi qui il mio racconto su Giovinazzo, il posto migliore per concludere in bellezza la mia vacanza.
03 Luglio: Giovinazzo, Aeroporto di Bari, Venezia
Dopo una lunga passeggiata mattutina sul lungomare di Giovinazzo e un paio di bagni nella spiaggia cittadina, raccolgo i bagagli e mi avvio verso l'aeroporto, effettuando diverse soste lungo la strada.
Onestamente questo tratto non l'ho trovato eccezionale: il mare è bello e trasparente e ci si può immergere entrando attraverso gli scogli, ma sicuramente ne ho trovati di più attraenti in altre località che ho visitato.
Alle 12.30 mi separo dalla mia Pandina, che lascio senza intoppi al parcheggio dell'aeroporto e varco il check in per volare a Venezia. L'aereo è in ritardo, in aeroporto già inizio a sentire la mancanza dei bianchi e silenziosi borghi e del mare.
Ho gli occhi ancora pieni di gioia per i paesaggi incredibili che ho avuto la fortuna di vedere e per le persone speciali alle quali ho attraversato la vita.
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