Mentre scrivo questo racconto, penso alla favola del brutto anatroccolo che si trasforma in cigno. Questa è la mia idea di Matera, oggi città meravigliosa, che mi ha incantato.
La maggior parte di visitatori, arriva nella "Città dei Sassi" di giorno, dedica qualche ora alla visita di questa meraviglioso paese e poi se ne va.
Il mio consiglio, invece è di dormirci almeno una notte, per poter assaporare la vera magia che Matera sa trasmettere al tramonto, quando piano piano il sole scende dietro all'orizzonte e dolcemente se ne va a dormire, le case arroccate lungo i pendii una alla volta accendono le luci e ti ritrovi dentro ad un Presepio ..e poi lentamente in un firmamento, quando ogni casetta sembra una stella che si staglia luminosa nel buio della notte.
La mia visita inizia, in un caldissimo pomeriggio di inizio Luglio, dal Belvedere del Parco della Murgia Materana, raggiungibile in auto. Dal parcheggio, e ancor di più scendendo un brevissimo tratto di sentiero, si viene catturati dallo splendido panorama della città che si staglia al di là della gravina. Millenni di erosione hanno dato origine ad un grande canyon, scavato proprio dal fiume Gravina: la zona, abitata sin dalla preistoria, è ricca di chiese rupestri e di cavità che hanno accolto l'uomo e i suoi animali.
Raggiunto l'Ostello dei Sassi, che si trova in posizione centralissima nel rione Castelnuovo (fortunatamente trovo parcheggio lungo la strada), scopro con molto piacere di essere l'unica ospite e mi ritrovo così ad avere una camerata tutta per me, un bagno privato e l'uso esclusivo della cucina (evviva, mi preparo subito un caffè con la mia moka!).
L'ostello, pulito e ben organizzato, è molto particolare in quanto è stato ricavato all'interno di un'antica cisterna di raccolta dell'acqua. La città è comunque piena di camere più o meno di lusso dove poter alloggiare, in location davvero uniche.
Immediatamente mi lancio alla scoperta del Sasso Caveoso, il rione che assieme al Sasso Barisano, ha dato a Matera l'appellativo di "Città dei Sassi". Entrambi sono interamente scavati nel tufo, la pietra che ha permesso di essere "lavorata" al punto da costruirvi un intera città. Avevo studiato un itinerario preciso per non perdermi nulla, tuttavia mi è risultato impossibile seguirlo: ogni punto va esplorato, l'attenzione viene catturata ad ogni angolo: qui è obbligatorio perdersi tra un saliscendi ed un altro.
Come prima cosa, visito la Casa Grotta di Vico Solitario, una delle tipiche abitazioni scavate su più livelli, che comprendevano oltre alla camera e alla cucina, anche la stalla e la cisterna per l'acqua. Nella maggioranza dei casi gli ambienti erano piccoli e spesso misti: la camere da letto ospitava sia le persone sia gli animali e la cucina altro non era che un angolo della stessa stanza. Questa promiscuità ha dato origine a luoghi malsani, umidi, molto favorevoli alla diffusione di malattie.
A causa delle precauzioni prese per contrastare il diffondersi del Covid19, la visita si svolge in maniera un po' strana: massimo 6 persone alla volta e non ci si può spostare dal contrassegno sul pavimento (che garantisce il distanziamento sociale); alla fine della spiegazione ci si può spostare (uno alla volta) nel contrassegno successivo: praticamente sembrava di giocare al Gioco dell'Oca!
Visita davvero interessante, costo 3 Euro: assolutamente da non perdere.
Proseguendo incontro la Chiesa di San Pietro Caveoso, nell'omonima Piazza, da dove si scorge un bellissimo panorama sul Parco della Murgia Materana. A breve distanza c'è la Chiesa Rupestre di Santa Maria di Idris, che però a quest ora è già chiusa.
Mi soffermo a godere del paesaggio in un bar che consiglio vivamente, Stone Age, dove assaggio il primo caffè leccese (considerato che sono stata in puglia 7 giorni e ancora non lo avevo bevuto, fa un po' strano assaggiarlo in terra lucana, ma ..è davvero meraviglioso).
Il panorama è pazzesco! Il locale, molto semplice, è l'ideale per gustarsi qualche piatto scelto dal curioso menù.
Scendendo, mi trovo nel Rione delle Malve, con l'omonima chiesa, e dove si trova la necropoli, il cosiddetto " Cimitero Barbarico".
Una serie di buche nella roccia, tutte rivolte ad Est, che risalgono all'epoca longobarda. Sembrano piccole, ma va considerato che l'altezza media del tempo era ben diversa rispetto ad oggi.
Le buche sono state ricoperte negli anni 70 con ciottoli e cemento, al fine di preservarle dal degrado, conservandone la sagoma originaria.
Mi affaccio alla parte che ancora risulta da restaurare (non visitabile), uno spaccato autentico di come si presentavano le caverne e le grotte abitate fino al secolo scorso.
Palmiro Togliatti, quando per primo vide in che condizioni vivevano gli abitanti, definì Matera una "Vergogna nazionale"; negli anni '50 una legge dell'allora primo ministro Alcide de Gasperi, ordinò a due terzi degli abitanti di abbandonare le grotte, dove proliferavano le epidemie: circa 17 mila persone vennero trasferite nei nuovi Rioni, deve vennero costruite delle case popolari per gli artigiani e i contadini, mentre lo Stato si dedicò pian piano alla riqualifica dei due Sassi.
Tra vicoli intrisi di storia, eccomi alla Civita, la parte più antica di Matera e che unisce i due Sassi. Arrivo così alla Cattedrale, all'interno della quale riesco ad entrare per un soffio: sta chiudendo perché devono organizzare la festa che si terrà domani.
Il 2 Luglio, infatti, si svolge la più grande festa dell'anno, La Bruna, la Santa Patrona, con cortei e processioni, una festa sentitissima a cui normalmente partecipa tutta la città. Mi raccontano, però, che quest anno si terrà in forma semi privata a causa del divieto di assembramenti per via del Covid19 (incuriosita ne leggo la storia, se lo siete anche voi potete leggerla qui).
Affacciandomi al belvedere rimango senza fiato: lo spettacolo che si apre ai miei occhi sul Sasso Barisano mi lascia davvero impietrita; è quasi l'ora del tramonto e mi godo lo spettacolo seduta sul muretto: le luci un po' alla volta si accendono, mentre stormi di uccelli attraversano il dirupo cinguettando ...e dolcemente si fa sera.
Dopo aver girovagato un po' anche per la Civita, attraversando le vie popolate di giovani e di locali, scendo nuovamente verso il Sasso Caveoso per cenare al ristorante "Pane e Pomodoro". Mi era stato consigliato e lo consiglio a mia volta: Ottimo, sia per il menù che per la comoda location, lungo via Buozzi.
La tentazione di tornare al Belvedere del Parco è grande, immagino cosa deve essere la città illuminata vista da quella prospettiva. Ma la stanchezza è tanta e decido di rientrare in ostello.
Il mattino ha l'ora in bocca!
Alle 6 e 30 sono già a passeggio, con l'idea di sfuggire al caldo. Da Palazzo Lanfranchi, sede del Museo Nazionale d’Arte Medievale e Moderna della Basilicata, o meglio dal Belvedere di Piazzetta Pascoli, si gode uno splendido panorama del Sasso Caveoso.
Percorrendo via Ridola, cuore pulsante della città (non a quest'ora), mi addentro nel Sasso Barisano, illuminato dal primo sole del mattino.
E' quasi surreale quello che si vede guardandosi attorno, come altrettanto incredibile è la dimensione di questo paese, molto più esteso di quanto potessi immaginare. Ad ogni angolo si viene rapiti dalla magnificenza di cosa l'uomo è riuscito a creare.
Nel 1993 Matera è stata dichiarato Patrimonio dell'Umanità dall'Unesco, come "paesaggio culturale", capace di perpetuare dal lontano passato preistorico i modi di abitare nelle caverne fino alla modernità. Ed effettivamente, che dire.. Matera non si può raccontare. Va vista, vissuta, osservata con calma, senza la fretta di voler vedere tutto, perché di scorci ce ne sono davvero tanti ed il tempo non è mai abbastanza.
Nel mio girovagare vengo attratta da una piccola corte illuminata dal sole: entro incuriosita, più che un negozio sembra una galleria d'arte. Mentre osservo gli splendidi vasi esposti faccio la conoscenza di Biagio Lamberti, architetto e ceramista. Mi racconta delle sue creazioni, con le mani già pregne d'argilla, mi spiega il motivo del suo trasferimento a Matera e sul Sasso Barisano: la sua voce trasuda la passione per questa terra, questa terra che con maestria lavora e modella in opere davvero uniche. Mi piacerebbe acquistare qualcosa, ma decido che è troppo complicato il trasporto in aereo e mi dico che oggi giorno è più facile acquistare in internet ..chissà magari prima o poi lo contatterò.
E' ora della parte più culturale: attraverso Piazza Veneto e mi reco all'entrata del Palombaro Lungo che aprirà tra una decina di minuti. Mentre attendo "scrocco" la spiegazione in spagnolo di una guida, intenta ad illustrare l'antica storia della Chiesa Rupestre del Santo Spirito.
All'apertura, alle 9.30, sono l'unica visitatrice e posso godermi la "visita guidata" grazie ad un volantino. L'antica cisterna è davvero incredibile! Enorme, con una forma irregolare, arriva ai 15 metri d'altezza ed è facilmente visitabile grazie ad una passerella di ferro.
Fu scavata nella calcarenite a partire dal XVI secolo per rifornire la città di acqua dolce; interamente è ricoperta di un intonaco a base di terracotta sbriciolata che l'ha resa impermeabile ed atta al suo scopo: il colore è pazzesco, con moltissime sfumature che vanno dal nero all'arancio. Assolutamente da vedere, biglietto d'ingresso 3 euro.
Passeggiando per Il Piano, il centro storico di Matera, mi lascio incantare dai negozietti, dalle chiese barocche, dagli edifici storici e dalle originali sculture in ferro, opere originali di Dalì, che fanno capolino in piazza Vittorio Veneto (l'Elefante spaziale), in piazza San Francesco (il Pianoforte surreale) e in via Madonna delle Virtù (la Danza del tempo, l'orologio sciolto).
Da non dimenticare inoltre che Matera ha avuto il riconoscimento di Capitale europea della cultura per il 2019, titolo che viene assegnato al fine di promuovere la conoscenza del patrimonio storico-artistico e culturale dei Paesi membri dell'UE.
Mi imbatto senza volerlo in un cartello che indica "Casa Cisterna": dubbiosa se entrarci, considerando la visita già effettuata ieri, alla fine decido per il si e con 2 euro vengo catapultata nel passato. Questa volta sono sola e mi posso muovere all'interno senza problemi; attraverso una registrazione si ha modo di conoscere a fondo lo stile di vita degli abitanti del tempo, che qui vissero fino alla metà del 900. Sono ancora ben visibili gli antichi solchi lasciati dall'asino che faceva girare la macina del mulino e si può guardar giù nelle Fogge, le cavità utilizzate per stivare il grano. Calando un secchio in ferro si recuperava l'acqua dalla cisterna sottostante; ci si riscaldava con gli animali che vi vivevano all'interno (asini, galline e conigli); ci si rende conto che il letamaio (che fungeva da bagno anche per le persone) era a due passi dal letto e dalla cucina. Tutto questo fa riflettere. Parecchio.
Mi concedo una seconda colazione prima di entrare nella Chiesa rupestre di Santa Maria di Idris, collocata sullo sperone roccioso chiamato Monterrone. Al costo di 6 euro si acquista il biglietto cumulativo che permette di entrare anche alla Chiesa di Santa Lucia alle Malve, così chiamata per via della pianta spontanea che qui cresce abbondante.
Entrambe sono uno spettacolo, con importanti affreschi che ancora si vedono. Non si può non visitarle entrambe.
Vi consiglio di leggere qui la storia di Matera, che a tratti può sembrare raccapricciante. Posso dirvi che oggi, da turista e da italiana, sono fiera che la città si sia non solo risollevata, ma addirittura rinata, in questo modo stupendo.
E' giunta per me l'ora di recuperare l'auto e proseguire per nuove mete pugliesi.
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Ci vediamo alla prossima avventura di Girovagandocongio.com, storie di una ViagGIOiosa!
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